Il 26 giugno Sestos, l’evento sull’abbigliamento tradizionale sardo, ha fatto da anteprima al ritorno del longevo festival internazionale del folklore nato 36 anni fa grazie all’associazione Ittiri Cannedu. L’anno scorso con una edizione virtuale è stato reso omaggio a Ittiri Folk Festa con i terrazzini delle vie del centro addobbati coi manifesti di un evento che ha portato in Sardegna oltre duecento gruppi da tutto il mondo. Ittiri Folk Festa ritorna. Con una edizione speciale, una formula e una proposta nuove, ma sempre in linea con lo spirito della manifestazione: il confronto gioioso e arricchente fra tradizioni di Paesi diversi.
Tutto nuovo il programma, la location e la collocazione temporale, che sarà in settembre anziché nel mese di luglio. Tante novità dettate dai condizionamenti della pandemia ma declinate in modo intelligente dall’associazione Ittiri Cannedu con la speranza di incontrare i gusti dei propri seguaci e fan e degli estimatori delle tradizioni popolari ma anche della musica tradizionale rielaborata.
All’interno del festival verrà assegnato l’ormai tradizionale Premio Zenìas, riconoscimento a chi porta in giro per l’Italia e per il mondo i valori e la tradizione sardi. Nell’ultima edizione, quella del 2019, è stato assegnato ai Cordas et Cannas.
Il programma, in fase di ultimazione, verrà comunicato in tempi brevi.
Non balli, ma suoni. Come spiega il concept designer del manifesto, Daniele Canu: “I suoni, costretti alla solitudine, intrappolati in un anfiteatro vuoto, orfano di spettatori, si liberano grazie alle dimensioni possibili che vanno oltre quelle visibili, emanando vibrazioni e colori oltre il tempo, così da essere prossimi a quella normalità perduta che si sta intravedendo all’orizzonte”.
Il tema è “Connessi alla normalità”.
Il tema è il concetto di normalità possibile, gli ultimi anni sono stati pervasi da limitazioni straordinarie che in modo subdolo sono andate a sostituirsi alla regolarità, diventando consuetudine quotidiana. Abituarsi a non esistere è in conflitto con il nostro scopo primario di vita, cioè essere. Oggi stiamo acquisendo la consapevolezza dell’unico modo possibile per riscattarsi dal silenzio e dal distacco sociale obbligato, dobbiamo sussistere, possiamo andare oltre, superando le barriere e gli ostacoli con i nostri suoni, con i colori, generando emozione collettiva, restituendo così il valore alla socialità.
Il punto di forza del concetto di base è la libertà, questa risorsa dell’umanità più volte negata, non può essere intrappolata rinchiudendola in concetti premeditati che si trasformano in muraglie cieche e senza uscite, ma deve essere difesa anche grazie a naturali emozioni che rendono speciale la normalità, i suoni.
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